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La storia
Lago Pusiano: dalle radici ai giorni nostri
Le radici del lago “Eupili” affondano nella preistoria, per risalire dai romani fino ai tempi moderni con le ville settecentesche, luoghi di “delizie” per numerosi artisti come Parini, Monti, Porta, Manzoni, Stendhal e Segantini. In suo onore il più illustre figlio, Giuseppe Parini, pubblicò il suo primo libro di poesie (di tono arcade), con lo pseudonimo di Ripano Eupilino.
Il primo a parlarne è però, nel 70 d.C., Caio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio, che nel suo “Naturalis historia” fa riferimento ai principali laghi lombardi accennando a quello di “Eupili”. Una citazione da cui è possibile desumere il fatto che, nei secoli passati, l’estensione del bacino lacustre dovesse essere di molto maggiore dell’attuale.
Attualmente, il Lago Pusiano ha una lunghezza massima di 2.700 metri, una larghezza di 2.400 metri, un perimetro di circa 11 chilometri, una superficie minima (in tempi di magra) di 5.250.000 metri quadrati che raggiunge i 6.720.000 metri quadrati nei periodi di piena. Il volume dell’acqua è di 81 milioni di metri cubi. Del Lago Pusiano si scrive per la prima volta in via ufficiale in un documento risalente al 1314, nel quale si regolarizza la spartizione del bacino mediante rogito: i 2/3 divengono competenza dell’Arcivescovo di Milano e della sua Mensa per i bisognosi, 1/3 rimane della Collegiata di San Giovanni Battista di Monza.
Numerosi cambi di proprietà hanno caratterizzato il Lago nel corso dei secoli, nel 1483 l’Arcivescovo di Milano concede l’affitto del Lago ad una famiglia privata chiedendo però in cambio un canone in denaro e imponendo l’obbligo di fornire un determinato quantitativo di pesce alla mensa arcivescovile in tempo di Quaresima.
Di particolare rilievo per lo sviluppo del Lago l’arrivo, nel 1550, della Famiglia Carpani che nonostante ricorsi, querele e battaglie legali ne rimarrà proprietaria dal 1588 al 1765 quando un nuovo cambio di proprietà anticiperà l’arrivo dei Francesi. Per appannaggio imperiale, il bacino divenne patrimonio napoleonico. Proprio qui, in attesa della completa costruzione della Villa Reale di Monza, soleva trascorrere le proprie vacanze Eugenio di Beauharnais, viceré del Regno d’Italia, da cui l’attuale denominazione del Palazzo situato a Pusiano.
La leggenda narra che questo Palazzo fosse preferito ad altri perché qui era possibile raggiungere la camera da letto senza scendere da cavallo; ciò era dovuto alla reale necessità di evitare le fucilate di eventuali attentatori: tanto rapido l’ingresso, meno tempo per prendere la mira.
La storia racconta anche che nel 1816 il meccanico Locatelli eseguì il primo esperimento del “naviglio inaufragabile”, con ogni probabilità una barca dotata di particolari strumentazioni tecniche che la rendevano particolarmente resistente in caso di piogge o temporali. Della prova non restano però informazioni tramandate in forma scritta.
È invece certo che, nel 1820, sul Lago Pusiano si vide il primo battello a vapore d’Italia, esperimento che gli Austriaci, nuovi dominatori dell’epoca, fecero presto tramontare sospettando che dietro quell’agire vi fosse un covo di carbonari. Risale al 1870 il nuovo passaggio di proprietà del Lago al Comune di Bosisio, fino all’avvento della società “Proprietari Lago Pusiano e annessi” che rilevo la proprietà del Lago e delle relative dipendenze.
Così sino al 1922 quando le acque italiane divennero di proprietà demaniale come da decreto governativo emanato da Benito Mussolini, nel 1928 furono quindi attribuiti ai proprietari i Diritti di “Pesca, navigazione, far ghiaccio, taglio lische e piante acquatiche”. Al Lago Pusiano si lega anche la storia di Angela e Teresa Isacchi, due veggenti che nella seconda metà del XIX Secolo divennero meta di pellegrinaggi non solo dalla Lombardia, ma dall’Italia intera e dai nobili europei in transito.
Alcune delle loro meditazioni, frutto di colloqui diretti con la Beata Vergine Maria, furono riportati su libri particolarmente diffusi fino all’inizio del ‘900. La storia racconta che predissero la caduta dell’Impero Austro-ungarico e la fine del potere temporale della Chiesa, fatti entrambi verificatisi a distanza di poco tempo.
Letteratura e mitologia si sono intrecciate da sempre attorno al Lago Pusiano come dimostra la leggenda più nota, conosciuta al pubblico come “San Giorgio e il Drago”. Leggenda che trova riscontro nei Bestiari medievali (Liber Notitie Sanctorum Medionalii) e riporta ai tempi antichi, con l’esistenza a Pusiano di un raccapricciante drago che da Erba imperversava fino alla Valassina, appestando l’aria col suo fiato pestifero. Non passava giorno senza che facesse strage di armenti fino a quando il popolo decise di placare le sue ire e la sua ingordigia con un drammatico tributo. Vennero così estratti a sorte giovani dei villaggi circostanti il Lago affinché il drago trovasse piena soddisfazione.
Un giorno, fra le vittime prescelte vi fu la bella principessa Cleodolinda di Morchiuso: il sacrificio fu scongiurato all’ultimo istante quando in soccorso della nobile fanciulla giunse cavalcando l’ardimentoso San Giorgio che con docili fiori di sambuco ammansì la belva, salvò la principessa e decapitò il drago. La testa del mostro alato rotolò sanguinolenta in una capitolante discesa fino al Lago di Pusiano e le sue acque voracemente agguantarono il capo draconico. La leggenda vuole che ancora oggi le acque del Lago Pusiano custodiscano fiere la testa mozzata del drago famelico che da mangiatore di uomini divenne il pasto delle acque sottostanti.